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Le città italiane stanno vivendo una trasformazione significativa, riflessa nei cambiamenti nel settore commerciale. La nona edizione dell’indagine “Città e demografia d’impresa” di Confcommercio, presentata da Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi, evidenzia una crescente predominanza delle attività di servizi e una riduzione delle attività tradizionali, soprattutto nei centri storici. Questo fenomeno è accompagnato da un aumento delle attività gestite da stranieri.
Il commercio al dettaglio in Italia
Il commercio al dettaglio rappresenta una componente chiave dell’economia italiana, con oltre 500.000 imprese coinvolte, pari a un ottavo del totale delle imprese. Questo settore è uno dei maggiori creatori di lavoro privato e contribuisce in modo significativo alla vivibilità e alla fruibilità delle aree urbane. Tuttavia, il settore sta attraversando una trasformazione profonda, guidata dall’e-commerce e dai cambiamenti nel comportamento dei consumatori, che ora preferiscono un’esperienza di acquisto più frammentata e multicanale.
Tra il 2012 e il 2023, il numero di attività di commercio al dettaglio è diminuito di oltre 110.000 unità, mentre le imprese di commercio ambulante sono calate di più di 24.000 unità. Nonostante ciò, il commercio al dettaglio rimane vitale e reattivo.
Desertificazione commerciale
Un fenomeno preoccupante emerso dall’analisi è la desertificazione commerciale. Nei 120 Comuni esaminati, sono scomparse oltre 30.000 unità locali di commercio al dettaglio e ambulanti negli ultimi dieci anni, riducendo la densità commerciale da 12,9 a 10,9 negozi per mille abitanti (-15,3%). Questo calo non è dovuto principalmente alla diminuzione della popolazione, che è scesa solo del 2%, ma piuttosto alla chiusura delle attività commerciali.
Il commercio rimane vitale e mantiene il suo valore sociale, ma è essenziale contrastare la desertificazione commerciale attraverso progetti di riqualificazione urbana per migliorare servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle città.
Sfide e soluzioni per il commercio di prossimità
Per contrastare la desertificazione e adattarsi alle nuove sfide, il commercio di prossimità deve concentrarsi su tre aree principali: produttività ed efficienza, esperienza e significato, competenze e talento.
- Produttività ed efficienza: le imprese devono ottimizzare i processi e ridurre i costi attraverso l’automazione e una presenza su più canali di vendita, migliorando al contempo l’esperienza del cliente.
- Esperienza e significato: è fondamentale differenziare l’offerta valorizzando la componente esplorativa e relazionale del negozio, investendo nella specializzazione, nello store layout, nel ruolo del personale e nei servizi complementari come consulenza e personalizzazione.
- Competenze e talento: investire in formazione e sviluppo delle competenze digitali e relazionali del personale è cruciale per adattarsi alle nuove aspettative dei consumatori e mantenere un vantaggio competitivo.
Impatto sul commercio e sulla cittadinanza
Affrontare queste sfide richiede un investimento significativo, che non è sempre facile per le piccole imprese del settore. Nel 2022, l’investimento in digitale dei principali negozi italiani è stato pari al 2,5% del fatturato, un valore che rappresenta un riferimento ma che deve essere superato per rafforzare l’evoluzione del commercio di prossimità. È necessaria una collaborazione tra Governo, enti locali, no-profit e imprenditori per sostenere il processo di trasformazione, garantendo città più attrattive e vivibili. Implementare queste strategie rafforzerà i modelli di business delle imprese, aumenterà la loro capacità di generare valore e attrarre personale qualificato. I consumatori beneficeranno di un’offerta più ampia e coinvolgente, mentre la cittadinanza godrà di aree urbane più vivibili e attrattive grazie a un tessuto commerciale vitale.