COLORE & HOBBY |15 chi attraverso fusioni e acquisizioni e, ancora, un’anteprima delle sfide che AkzoNobel sta affrontando per continuare il suo percorso di competitore di riferimento e delle opportunità offerte dalla tecnologia per mantenere alta la competitività nel nostro settore. Pajno, che analisi si può fare dell’andamento del mercato europeo nel 2024 e quali prospettive si intuiscono per i prossimi anni? Questa domanda è secondo me molto importante e rilevante in quanto le politiche adottate in ambito europeo saranno determinanti nel prevedere e affrontare il mercato italiano del coating nel prossimo futuro. E’ pertanto necessario osservarne l’evoluzione con massima attenzione per fare le giuste scelte imprenditoriali, sia a livello di aziende produttrici che di distribuzione. Il mercato del coating in Europa è storicamente più stabile rispetto ad altri settori ed è considerato come un investimento ‘sicuro’ perché meno suscettibile alle variazioni, talvolta violente, dei mercati finanziari o di altri settori industriali. Per questa ragione sino ad ora siamo riusciti a superare crisi come quella del Coronavirus e, per il momento, anche la grande instabilità del quadro geopolitico internazionale. Non possiamo però basarci su questo paradigma e dobbiamo relativizzare il quadro nazionale a quello mondiale con Europa, Stati Uniti, Cina ed altri Paesi emergenti. Il nostro autorevole connazionale Mario Draghi, nel suo importante report per individuare gli assi di intervento nell’Unione Europea, ci spiega come si sia aperto un importante divario nella produttività e nella crescita del Pil tra UE, Stati Uniti e Cina con le famiglie europee che ne hanno pagato il prezzo in termini di riduzione del tenore di vita e quindi di domanda di beni e servizi. Cosa che in Italia vediamo ancora più fortemente che in altri Paesi. Draghi analizza gli interventi necessari in termini di innovazione, decarbonizzazione e sicurezza individuando la necessità di forti investimenti e di politiche comunitarie davvero congiunte. Pertanto, una visione autoreferenziale dello Stato, del nostro segmento di business o anche semplicemente della nostra azienda che non tenga in debito conto le politiche comunitarie non può avere futuro. Già prima dell’intervento citato, l’Unione Europea ha mosso passi importanti con il Green Deal e con i finanziamenti collegati -che in Italia conosciamo come PNRR- prevedendo di raddoppiare i tassi di ristrutturazione del patrimonio edilizio europeo entro il 2030 per garantire una migliore efficienza energetica e delle risorse. Ciò significa che entro il 2030, 35 milioni di edifici potrebbero essere rinnovati, creando fino a 160.000 nuovi posti di lavoro nel settore delle costruzioni. Personalmente credo che si realizzerà una percentuale molto più bassa, ma che in ogni caso questo sia un elemento importantissimo sul quale fare riferimento nella nostra azione strategica assieme all’innovazione e al rafforzamento della migliore distribuzione del settore. In questo contesto come si è mosso il mercato italiano? E rispetto al mercato spagnolo, simile per dimensioni e struttura al nostro, quali spunti potremmo ’importare’ in Italia? Il nostro settore ha beneficiato dei Bonus, ma il rapporto debito pubblico/Pil è cresciuto in maniera a dir poco allarmante. Tuttavia, il mercato italiano non sta però rientrando ai valori pre-Bonus, né queste sono le previsioni per il futuro. Nel 2024, infatti, assistiamo in entrambi i Paesi ad un mercato dei prodotti vernicianti più o meno stabile verso l’anno passato, con forse una leggera crescita questa volta più guidata dal mercato consumer e meno dal professionale che perde principalmente nella parte esterni e cappotti. In Italia, per effetto del contraccolpo sull’era Bonus, si registra una flessione nei lavori di riqualificazione edilizia, mentre le opere pubbliche registrano un incremento. Per quanto riguarda la Spagna, dopo circa sette anni nei quali ho avuto il piacere di condurre la parte edilizia di AkzoNobel, posso condividere alcune impressioni. Innanzitutto l’economia è più vivace con incrementi del Pil negli ultimi dieci anni che ne hanno avvicinato il valore assoluto a quello italiano e quasi eguagliato quello pro-capite. I nostri cugini iberici, infatti, hanno creato infrastrutture e modernità e, anche se con circa venti anni di ritardo rispetto al boom economico italiano, oggi il Paese è decisamente competitivo e preparato ad affrontare le sfide future. Un paio di curiosità. Nonostante una produzione industriale ancora inferiore a quella italiana, la Spagna ha oltre il doppio dei chilometri autostradali con ottimi aeroporti, porti e infrastrutture in generale. Le politiche nazionali in tema di istruzione hanno creato un capitale umano e di competenze importante con, ad esempio, la più alta percentuale di laureati d’Europa. Nel nostro settore la Spagna è molto evoluta sulla parte retail e consumer. Direi sicuramente di più dell’Italia e pertanto su questo canale possiamo prendere importanti spunti. La parte professionale italiana è decisamente più avanzata ed in questo caso l’Italia può offrire importanti spunti agli
RkJQdWJsaXNoZXIy MTI4NzA=