Colore & Hobby - Ed. 450 aprile

COLORE & HOBBY |53 Il settore dell’edilizia è in una fase evolutiva, inevitabile o spontanea, ma senza alcun dubbio destinata a tracciare una linea di demarcazione importante con lo stato dell’arte del costruito. Il patrimonio edile italiano esistente, infatti, ha bisogno di riqualificazione per essere allineato ai dettami delle leggi nazionali ed europee, che si tratti di costruzioni residenziali, pubbliche o di interventi di restauro al patrimonio storico-architettonico. L’edilizia di nuova costruzione, dal canto suo, si sta indirizzando, pur con le resistenze proprie di un Paese conservatore come il nostro, verso soluzioni progettuali alternative, per esempio, la modularità e la prefabbricazione, nel nome della sostenibilità, della sicurezza e della rapidità di esecuzione. In tutto questo cambiano anche i prodotti vernicianti che concorrono a questa evoluzione: più performanti, più tecnologici, più ecologici. Le attività di riqualificazione sono sempre più importanti in un panorama abitativo che richiede interventi sempre più urgenti: qual è la situazione del patrimonio edile italiano? Quali sono gli step più urgenti per onorare le scadenze dettate dalle normative? Simone Mazzoli - Il patrimonio edilizio italiano è tra i più vetusti d’Europa: oltre il 70% degli edifici residenziali è stato costruito prima degli anni Ottanta, quando le normative su sicurezza sismica, efficienza energetica e sostenibilità ambientale erano inesistenti o appena abbozzate. Questo si traduce in una necessità diffusa e impellente di riqualificazione. Gli step più urgenti per allinearsi agli obiettivi imposti a livello nazionale ed europeo -come il Green Deal e il pacchetto “Fit for 55”- riguardano: efficientamento energetico, ovvero miglioramento dell’isolamento termico di facciate e coperture, sostituzione di infissi obsoleti, installazione di impianti a fonti rinnovabili e aggiornamento delle caldaie tradizionali con sistemi a pompa di calore o ibridi; sicurezza strutturale e sismica, ovvero interventi di rinforzo, consolidamento e adeguamento antisismico, soprattutto nelle aree ad alta pericolosità; rigenerazione urbana, ovvero promuovere un nuovo modo di abitare che riduca il consumo di suolo, attraverso il riuso dell’esistente e la riqualificazione integrata di interi comparti urbani. Tuttavia, per realizzare questi interventi è fondamentale semplificare i processi autorizzativi e urbanistici, accelerare le pratiche burocratiche e rendere strutturali gli incentivi fiscali, affinché i professionisti e i cittadini possano pianificare nel medio-lungo periodo. Marco Canciani - I proprietari degli immobili possono avere capacità economiche e visioni molto differenti, quindi, la situazione è molto frammentata e diversificata. La Direttiva europea “Case green” prevede che gli Stati membri riducano il consumo di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Il 55% di questa riduzione dovrà essere ottenuta tramite la ristrutturazione del 43% degli immobili con le prestazioni peggiori. È difficile arrivare a un’uniformità di classe energetica degli edifici se non si insiste con una politica di Bonus fortemente incentivanti. Mario Valoriani - Il patrimonio edilizio italiano è in larga parte obsoleto e poco efficiente. Per rispettare le scadenze europee al 2030, servono interventi urgenti di riqualificazione, semplificazione degli incentivi e diffusione di tecnologie ad alta efficienza. Il comparto pubblico e industriale mostra maggiore dinamismo grazie al PNRR, mentre il residenziale è in fase di rallentamento, nonostante i primi segnali positivi sul fronte mutui. Mario Paganelli - Il patrimonio edilizio italiano, come risaputo, è particolarmente vecchio, inefficiente da un punto di vista energetico e rischioso da un punto di vista strutturale. Quanto previsto, nelle idee, dal Superbonus andava nella giusta direzione come filosofia del ‘bisogna ammodernare i condomini e le case inadeguate’. Ci sono stati diversi errori, ma non si può ‘buttare via il bambino con l’acqua sporca’, bisogna salvare ciò che c’era di buono, strutturando un piano adeguato, sostenibile e di lungo periodo, che dia fiducia a tutti gli stakeholders del settore. Questo è necessario farlo da subito se vogliamo onorare le imminenti scadenze che ci impone il Green Deal. Stefano Deri - Come già evidenziato, il patrimonio abitativo italiano è obsoleto e richiede interventi sostanziali. Sul fronte non residenziale, l’Italia sta registrando investimenti importanti, con una previsione che ci colloca al primo posto in Europa nel triennio 2024-2027, ben sopra la media europea. Diverso il discorso per il comparto residenziale, in attesa delle decisioni del Governo sulla direttiva EPBD. Le scadenze si avvicinano, ma al momento non solo la direttiva non è ancora stata recepita, ma manca anche un chiaro indirizzo politico volto a rilanciare un piano di incentivi strutturato. Ivan Destro - Il patrimonio edilizio italiano è datato e non sufficientemente efficiente. La riqualificazione energetica appare come una priorità fondamentale da perseguire, sia dal punto di vista ambientale sia da quello economico. In questo contesto appare chiaro come l’edilizia debba applicare nuove metodologie costruttive che siano in grado di rendere i processi più efficienti ed economicamente conve-

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