È quello che ha affermato Massimiliano Bianchi, amministratore delegato di Cromology, analizzando il brillante percorso che, pur svoltosi in un periodo storico e sociale complesso, ha dimostrato la validità delle sue premesse, a breve e a lungo termine.
I successi di Cromology infatti sono sotto gli occhi di tutti: in pochi anni l’azienda è diventata casa dei brand che ne fanno parte e ha sviluppato un’identità precisa, riconosciuta e riconoscibile, offrendo nuove opportunità al mercato.
L’anno appena concluso è stato per Cromology molto importante ed è iniziato nel migliore dei modi grazie all’acquisizione da parte di DuluxGroup -l’azienda australiana che fa parte del gruppo giapponese Nippon Paint che è leader di mercato in Asia e quarto produttore mondiale di vernici. L’ambizione del gruppo -oggi leader anche in Australia e Nuova Zelanda- è quella di diventarlo anche nel mercato europeo e americano e, per questo, ha identificato in Cromology Group la piattaforma di sviluppo per le sue mire espansionistiche in Europa. Un’acquisizione che è stata accolta con grande entusiasmo: come Cromology, il gruppo ha grande voglia di crescere e presidiare il mondo di pitture e vernici per edilizia. E poi ha acquisito Cromology perché rimanga Cromology, nell’ottica di uno sviluppo in cui i singoli Paesi abbiano piena autonomia nel mettere a punto e concretizzare le proprie strategie commerciali.
Un progetto che permette dunque a Cromology di avere il meglio: da un lato la potenza e le tecnologie di un leader internazionale e dall’altro la concreta identità territoriale che nasce da una profonda conoscenza del mercato, della cultura e dei brand nazionali. Un percorso di integrazione in cui le eccellenze delle realtà industriali coinvolte diventano complementari e mutuano l’una dall’altra gli aspetti più efficaci nel percorso di crescita e consolidamento. La politica di acquisizione del Gruppo Nippon Paint è infatti ben lontana dall’approccio centralistico: l’autonomia decisionale rimane integra e permette alle aziende del gruppo di arricchire il territorio di cui fanno parte.
E, infatti, Cromology pone al centro della propria strategia di sviluppo la responsabilità sociale d’impresa, insieme alla crescita del business e all’eccellenza operativa, con un approccio che si è basato e si basa su tre pilastri fondamentali: le persone, la collettività e il cliente.
Riguardo alla collettività, Cromology si impegna a restituire alla comunità i vantaggi che costruisce come azienda, valorizzando il rapporto con il territorio e progettando iniziative molto importanti come “Cromology per l’arte”, “Cromology for Children” e “In aula con Cromology”.
In tutto ciò i clienti restano un tema centrale per Cromology che con i suoi distributori elabora piani strategici di sviluppo partendo da un processo di autovalutazione che gli consente di definire priorità e obiettivi per un reale sviluppo customizzato. I distributori sono infatti invitati ad autovalutarsi su cinque aree fondamentali: l’identità e il posizionamento nella propria area di riferimento; il layout del punto vendita, il visual merchandising, le vetrine e gli spazi, ragionando sui quali Cromology può intervenire per migliorare l’esperienza di acquisto dei clienti. E ancora, viene analizzata l’esperienza in ambito digitale, che non vuol dire solo e-commerce ma anche la presenza sui social. Quarto elemento di valutazione è la fidelizzazione del cliente e come viene gestita verso professionisti e privati. Cromology dispone di una gamma di progetti, strumenti e servizi che possono diventare sinergici con quelli che il distributore ha in atto, velocizzando il raggiungimento dell’obiettivo. Infine, l’autovalutazione del livello di formazione dello staff del punto vendita permette di comprendere se ci sono ambiti di miglioramento per valorizzare e sviluppare l’attività.
Quella di Cromology è dunque la storia di un successo annunciato, oltre che meritato.
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