Un processo -spiega Riccardo Vitelli, amministratore delegato di Mirodur- che ha inizio con il sopralluogo del tecnico presso l’impianto di verniciatura del cliente, a cui seguono varie prove e test di laboratorio per poi terminare in una o più applicazioni sul campo. Si tratta, quindi, di vero e proprio lavoro svolto congiuntamente tra cliente e fornitore per raggiungere un obiettivo.
La profondità della customizzazione -continua Vitelli- è legata alle prospettive che lo sviluppo di tale prodotto può generare per l’azienda e alla possibilità di poterlo proporre ad altri possibili o attuali clienti. A volte infatti è sufficiente agire su formule preesistenti, ma può succedere anche che si arrivi perfino all’acquisto di nuove materie prime. Mirodur ha tra i clienti target aziendale le imprese produttrici (B2B) e serve importanti produttori che hanno reso inevitabile la customizzazione del ciclo per via della complessità dell’impianto e dei manufatti in questione. Ma la vastissima esperienza acquisita in oltre 65 anni ha permesso a Mirodur di sviluppare un sistema di formulazioni che sono in grado di coprire le esigenze più capillari senza rischiare di intasare il sistema produttivo.
La customizzazione -afferma Vitelli- rappresenta da sempre un punto critico per i produttori di prodotti vernicianti, perché, se da un lato porta alla fidelizzazione del cliente e ad un prodotto di maggior valore aggiunto, dall’altro appesantisce la produzione e la logistica aziendale. Nonostante il trade off tra efficienza produttiva e fidelizzazione, le PMI del settore negli anni hanno ampiamente sfruttato l’elemento della customizzazione per distinguersi dai grossi gruppi multinazionali presenti sul mercato, che non sono in grado di personalizzare un ciclo di verniciatura, e affermarsi a livello locale/ nazionale. Ma la scelta di intraprendere la personalizzazione rimane comunque una scelta aziendale specifica di ogni produttore.
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